Non ci meravigliamo se alcuni testi ci raccontano che nel 1572
dei mercanti veneziani sono attivi a Varsavia, e che in città già nel 1548, su
progetto di Giovanni Battista il Veneziano (o Giambattista da Venezia) si
costruisce il famoso Barbacane, un colossale bastione fortificato. Se
continuiamo a cercare nella storia però possiamo ben stupirci se scopriamo che nella
fiorente Varsavia, capitale del Regno di Polonia dal 1596 per volere di re
Sigismondo III Wasa, molti veneziani e in particolare gli artisti trovano una
seconda patria. Tra il 1550 e il 1655 almeno 200 italiani si recano a Varsavia
e vi prendono cittadinanza.
Nel 1569 si reca e si ferma in Polonia l’architetto Bernardo
Morando, veneto, chiamato dai polacchi “il padovano” o anche “il veneziano”,
che lavora al castello di Varsavia e in città, e prima del 1608 giunge pure
Andrea Dell’Aqua, veneziano che costruisce molti edifici civili e militari,
portando pure a compimento delle opere iniziate da Morando.
Re Sigismondo III di Polonia commissiona per la cattedrale
di san Giovanni di Varsavia due pale, purtroppo andate perdute, al nostro
grande Palma il Giovane.
Apprezzatissimo in città il vetro di Murano importato in
particolare per le finestre. I vetrai di Varsavia arrivarono a prevedere nel
loro statuto un corso di vetro veneziano.
A Varsavia perfino una splendida Villa del 1693 viene chiamata
Murano e dà il nome a tutto un quartiere, Muranòw, è la villa del grande
e influente architetto ticinese Giuseppe Simone Bellotti che si è formato in
Veneto, e che progetta pure il corpo principale della chiesa di S. Croce a
Varsavia. La villa e il quartiere sono stati interamente ricostruiti dopo la
distruzione avvenuta con la seconda guerra mondiale.
Per un anno tra il 1765 e il 1766 soggiorna a Varsavia , di
ritorno da un viaggio a Pietroburgo, anche Giacomo Casanova. Egli ha una lettera di raccomandazione da
presentare al principe Adamo Czartoryski, e questo la sera stessa lo trattiene
a cena con i notabili della città e il Re stesso che lo fa sedere
alla sua destra e con cui parla in continuazione, tanto da non fargli mangiare
quasi nulla. Casanova si mette al servizio del re sperando di diventarne il
segretario. Tutto va per il meglio quando accade che a causa di una
faccenda di gelosia causata da storielle con ballerine, in cui il Casanova
stranamente non era neppure coinvolto direttamente, egli si trova a dover
affrontare in duello il gran Ciambellano della Corona, Saverio Branicki.
Questo fatto sembra non avere grande importanza, visto che
anche il Re sembra ignorarlo e che i molti nemici di Branicki sostengono il
Casanova, ma accade che dopo un breve viaggio Casanova al ritorno
trovi tutte le porte chiuse e gli vien fatto capire che è meglio per lui
andarsene. Di questa sua pemanenza a Varsavia ci rimane però un trattato
storico “Istoria delle turbolenze in Polonia…” che è la sua più importante
opera storica e in cui sostiene a ragione che la Polonia dovrà temere la Russia.
Bernardo Bellotto detto Canaletto nel 1767 lascia Dresda in
compagnia del figlio diretto a Pietroburgo, sperando di ottenere un posto
presso la corte imperiale e fa sosta a Varsavia cercando di ottenere una
lettera di raccomandazione del re Stanislao Augusto Poniatowski. Il re invece
gli offre uno stipendio di ben 100 ducati al mese e la nomina a pittore di
corte. L’artista quindi si ferma, si fa raggiungere dalla famiglia e non andrà
più via. Il Bellotto lavora per circa
quattordici anni , ovvero fino alla morte, esclusivamente per il re polacco
contribuendo con opere di altissimo livello, forse le migliori della sua
produzione, alla straordinaria fioritura culturale e artistica della città. Al
castello di Varsavia si trova la sala del Canaletto decorata con le sue tele.
Nel 1790 giunge a Varsavia l’ambasciatore veneto Zampiero
Grimani che si sta recando alla sua nuova sede di Pietroburgo. Il Grimani ci
lascia una descrizione dettagliata e vera di questo Re cortese, colto, saggio
che tanto ama i veneziani.
Purtroppo sia la Repubblica di Venezia che il Regno di
Polonia sono al tramonto.
Il Re Stanislao Augusto attorniato da tanti veneziani sembra
aver imparato bene la nostra lingua visto che il 24 ottobre 1784 scrive al
fidato Bacciarelli:
“Addio Marcello, lo fazo curto oggi perché son stracco come
un can ! ”.
Bibliografia e link:
Catalogo della mostra Varsavia 1764-1830-Arsenale Editrice 1985 capitolo"Veneziani e venezianofili a Varsavia tra sette e ottocento"di Alberto Rizzi.
https://it.wikipedia.org/wiki/Barbacane_di_Varsavia
http://www.treccani.it/enciclopedia/bernardo-morando_(Dizionario-Biografico)/
https://pl.wikipedia.org/wiki/Andrzej_dell%27Aqua
https://it.wikipedia.org/wiki/Basilica_arcicattedrale_di_San_Giovanni_Battista
http://www.varsavia.info/quartiere-ebraico/
https://books.google.it/books/about/Istoria_delle_turbolenze_della_Polonia_d.html?id=t3lUAAAAcAAJ&redir_esc=y
https://it.wikipedia.org/wiki/Bernardo_Bellotto
https://it.wikipedia.org/wiki/Stanislao_II_di_Polonia